Viticoltura sostenibile e salvaguardia della vite ad alberello, Pantelleria punta su biologico e agroforestazione

L’’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria promuove l’agricoltura sostenibile. In questo senso va il workshop dei giorni scorsi al Museo Geonaturalistico di Punta Spadillo incentrato sulla viticoltura sostenibile nell’isola del vento inserito nell’ambito del progetto per la salvaguardia della pratica agricola tradizionale della “vite ad alberello” della comunità di Pantelleria che com’è noto è patrimonio Unesco.

Il settore agricolo è altamente vulnerabile alle temperature più elevate e alle siccità più frequenti associate ai cambiamenti climatici, ecco perchè bisogna mirare ad adottare adottare adeguate misure di adattamento rendendo i sistemi agricoli più resistenti.“L’agroforestazione – ha spiegato Cesare Castellini docente del Dipartimento di scienza Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia – aiuta a controllare meglio l’erosione del suolo, aumenta la sostenibilità e la resilienza dell’agricoltura e permette un miglior controllo dei parassiti. Diversi sono i sistemi applicabili che prevedono abbinamenti tra specie arboree da legno o da frutto integrate a specie erbacee colturali, o l’interazione animale/vigna anche in piccole parcelle con specie diverse e densità diverse, come nel caso di Pantelleria. Sistemi agro-forestali, adeguatamente progettati e gestiti, possono contribuire ad aumentare il sequestro del carbonio atmosferico, favoriscono l’adattamento della comunità microbica e migliorano efficienza di utilizzo dei substrati che mantengono la sostanza organica e aumentano la tenuta di acqua del suolo”.

De “La difesa biologica dei vigneti” ha parlato Dario Brucculeri, dottore agronomo, viticoltore e vicepresidente di Italia Bio. Da esperto sul campo qual’è, ha presentato i metodi biologici per la lotta alla principali avversità quali oidio, peronospora, muffa grigia, tignoletta della vite, cocciniglia cotonosa, acari, afidi. Metodi che l’agronomo ha testato nella sua azienda, in provincia di Agrigento, dove a partire dal 1989 è stato deciso  di abbandonare l’uso della chimica di sintesi e dei fitofarmaci adottando i principi dell’agricoltura biologica. Brucculeri ha esposto le tecniche utilizzate per affrontare le criticità della coltivazione della vite, rappresentate principalmente dalla tignola e dall’oidio, stimolando meccanismi di difesa delle piante in modo che possano proteggersi in autonomia dalle principali crittogame. Ha parlato di trattamenti a base di rame, di zolfo ventilato o bagnabile, di polvere di roccia, di rotazioni biologiche per limitare il fungo, di sovesci per migliorare la biodiversità, di gestione della chioma con potature verdi e defogliazioni per aerazione, di barriere fisiche con teli plastici anti-pioggia e tanto altro. “L’agricoltura biologica – ha concluso – rappresenta una scelta chiave per il clima e la sostenibilità. Non solo come ‘modello produttivo’, ma soprattutto come stile di vita”.

Dati utili agli agricoltori e agli agronomi per la pianificazione di pratiche di gestione agricola appropriate in base al tenore di carbonio organico nei terreni sono disponibili grazie allo studio dal titolo “Il carbonio organico nei suoli agrari di Pantelleria” curato da Davide Emma, agrotecnico del Parco Nazionale, in collaborazione con il geologo del Parco, Carmine Vitale e che rappresenta una ricerca complementare allo studio condotto dalla società Agronica Group s.r.l., in ambito Ict-analisi geospaziali.