In dirittura d’arrivo il marchio del biologico italiano

Il marchio del biologico italiano sarà presentato nei primi mesi del 2025. Il concorso di idee sul logo lanciato dal Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste ha riscosso un grande successo: 350 le ipotesi.

Tra queste, ora la commissione selezionatrice dovrà scegliere la migliore proposta. La notizia è stata diffusa da greenplanet.it che ha di recente pubblicato una intervista al sottosegretario Luigi D’Eramo. Secondo d’Eramo il via libera al marchio “biologico italiano” è un appuntamento fortemente sentito dal settore perché avere un marchio biologico italiano andrà a qualificare ulteriormente i prodotti nostrani, sia livello nazionale che internazionale.
Il concorso di idee è stato indetto dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste lo scorso 17 settembre sulla base di quanto stabilito dall’art. 6, comma 2 della Legge n. 23 del 9 marzo 2022. Una volta che la decisione sarà presa per il marchio (forma, colori,ecc.) per poterlo adottare concretamente bisognerà ancora attendere. Nel decreto direttoriale si afferma, infatti, che “con successivo provvedimento verranno
definite le condizioni e le modalità di attribuzione del marchio”.
Quali obiettivi persegue? Secondo il Piano di Azione Nazionale per il Biologico emanato a fine 2023, il principale obiettivo del Marchio del Biologico Italiano sarà la valorizzazione delle peculiarità del sistema italiano alla luce delle specifiche restrizioni tecniche, proprie dell’ordinamento nazionale e troverà sbocchi sia istituzionali che privatistici. A questo target si aggiungono obiettivi secondari come la riconoscibilità e la promozione con una
spinta istituzionale associata all’origine territoriale.
Il marchio biologico italiano servirà, in pratica, a caratterizzare i prodotti biologici realizzati con materie prime coltivate o allevate in Italia. Il marchio è di proprietà esclusiva del Ministero e potrà essere utilizzato su base volontaria. Per ottenerlo servirà dimostrare di avere rispettato particolari restrizioni e specifiche di natura tecnica (diverse e in aggiunta ai requisiti comunitari) che mirano a rafforzare le garanzie offerte al consumatore dalla
certificazione biologica e aumentare le ricadute positive per l’ambiente. Un esempio? La disciplina della rotazione delle colture nelle superfici biologiche così da tutelare la fertilità dei suoli e preservare la biodiversità introdotta con il decreto n. 229771 del 20 maggio

Ma ci saranno anche valutazioni tecniche più restrittive rispetto ai parametri europei anche per i residui di prodotti chimici di sintesi riscontrati sui prodotti qualificati come biologici (DM n. 309 del 13.01.2011) e sulle contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica. Argomento su cui è in atto da qualche settimana una furiosa polemica.