Intervista a Paolo Greco, sindaco di Craparica (LE) e consigliere della Provincia di Lecce con delega all’agricoltura
All’appuntamento di lancio in Puglia della 19a edizione della rassegna nazionale Biodivino – che ormai ha una storia di oltre vent’anni di iniziative che si sono sviluppate lungo tutta la penisola italiana – Italia Bio ha ragionato con Paolo Greco, sindaco di Craparica (LE) e consigliere provinciale di Lecce con delega all’agricoltura, sulle prospettive e le opportunità che la viticoltura biologica può offrire anche nell’attuale situazione di crisi delle culture tradizionali.
Come la coltivazione della vite può subentrare e può diventare motivo anche di caratterizzazione culturale del territorio e perché no, anche di sviluppo dell’enoturismo?
Questo territorio da ormai qualche anno conosce una situazione drammatica che è quella Xylella. Soprattutto oggi siamo di fronte a grandi sfide: non soltanto la ricostruzione del paesaggio ma anche la rigenerazione agricola del territorio. Si deve fare in modo che il Salento torni ad essere un’area fortemente produttiva in termini agricoli.
Questo obiettivo è da perseguire sicuramente per quel che riguarda la coltura e la cultura dell’olivo, ma è parimenti importante focalizzare l’attenzione sulla coltivazione della vite e in particolare della vite da vino. Questo territorio negli anni ’50 e ’60 aveva, infatti, importanti produzioni vitivinicole che sono state sostituite dalle produzioni dell’olio. La cosa non deve stupire. Del resto l’agricoltura, per tradizione e per il suo modo d’essere, è un’innovazione continua.
Quali altre sfide e problematiche per l’agricoltura salentina?
Oggi le produzioni agricole più performanti sono quelle dotate di propria caratterizzazione. In questo senso la certificazione biologica è sicuramente un elemento che garantisce il consumatore che dota il prodotto di una propria specificità con caratteristiche qualitative che migliorano la capacità di stare sul mercato.
Il tema del biologico si affianca ad una problematica di questa terra che è quella della carenza idrica. Oggi siamo di fronte a sfide nuove da vivere insieme, ma soprattutto abbiamo la possibilità di fare in modo che questo territorio diventi un grande laboratorio dove dimostrare che è possibile ripartenza e rigenerazione agricola nel rispetto dell’ambiente ma allo stesso tempo sostenibile in termini culturali e in termini imprenditoriali.
Come la comunità agricola affronta queste nuove sfide?
Le produzioni bio che sono fortemente cresciute in questi anni si inseriscono in un progetto più generale che è quello dei biodistretti. Il comune di Caprarica è stato uno dei primi a partecipare all’avvio del Distretto Bioslow delle Puglie. Il distretto è per sua natura un elemento che accompagna soprattutto le imprese. Oggi, molto più di ieri, l’agricoltura ha bisogno di imprenditorialità. Negli ultimi 60 anni è completamente cambiato lo scenario sociale per cui non possiamo immaginare un’agricoltura di sussistenza orientata prevalentemente all’autoconsumo, come negli ultimi decenni siamo stati abituati ad immaginare o a credere.
L’agricoltura ha bisogno di imprenditorialità. E ha soprattutto bisogno che queste imprenditorialità stiano insieme in una filiera. Solo così avranno la capacità di creare ricchezza soddisfacendo le esigenze di chi lavora e vive di agricoltura e contribuendo al maggiore benessere della comunità. Proprio in questo consiste il progetto di biodistretto: collaborazione sinergica tra le aziende agricole, gli operatori economici, gli enti locali, i soggetti sociali e i cittadini con lo scopo preciso di migliorare le condizioni economiche e di vita di tutti.
Gli enti locali, la Provincia e la Regione hanno un ruolo importante in questo percorso di guida in termini politici e di riferimento in termini istituzionali, ma ci si sforza soprattutto per evitare la dispersione delle forze concentrando sui distretti risorse e capacità. A mio avviso è questa la chiave di un possibile successo.
di Ignazio Garau