Invece che soffiare venti di guerra “Andiamo a “mietere il grano …raccoglieremo l’amore”
Il pane è il grano che occorre per farlo non sono mai stati un problema per la Sicilia, già granaio di Roma.
Non è che essere stati il granaio di qualcuno ci riempia di orgoglio, ma almeno dimostra, inequivocabilmente la grande vocazione dei nostri terreni per la produzione di questo prezioso cereale.
Lo stesso si dica per tutte le altre regioni del mezzogiorno d’Italia e visto la mitigazione del clima, anche per alcune regioni del nord. Nessuna crisi alimentare ci dovrebbe quindi spaventare. Il grano va seminato normalmente entro la metà di dicembre e va trebbiato da metà giugno a metà’ luglio. A seconda della zona altimetrica di coltivazione e anche dalle varietà utilizzate.
Occorrono meno di sette mesi per avere un nuovo raccolto di grano, cioè per moltiplicare da 10 a 20 volte il peso di un chicco di grano. In altre parole invece che annunciare nuove crisi alimentari e stringere accordi con tiranni e dittatori di turno, sarebbe più facile coltivare il proprio grano. Se poi ogni popolo utilizza le sue antiche varietà di cereali, le rotazioni agrarie e il metodo biologico che non prevedono l’uso di concimi azotati ed erbicidi è ancora meglio . La terra ci ringrazierà per non averla ulteriormente avvelenata e anche le tasche per non avere speso soldi inutili a favore della chimica. Nelle foto la raccolta di cinque varietà di grani antichi coltivati per scopi di ricerca.
Tra questi la “Timilia” che essendo a ciclo breve può essere seminato sino ai primi di marzo. Veniva utilizzato in genere nelle annate molte piovose e non era possibile effettuare la semina in epoca opportuna. Era quindi il grano dell’emergenza che dava rese più basse delle alte varietà ma lo stesso assicurava il pane per la famiglia. Come altre varietà non sapevano fare. Se ne otteneva un farina grezza che dava un pane scuro che però consentiva ai contadini di salvarsi dalla carestia. Un celebre detto popolare sintetizza in modo eloquente le qualità e il senso di questo grano:“ meglio nivuru pani ca nivura fami ”.
Ridare al grano il valore di cibo per la libertà dei popoli e non di commodity per le speculazioni finanziarie delle lobby. Ridare agli agricoltori la dignità del proprio ruolo pagando con il giusto prezzo il loro lavoro. Falce in pugno!!!